La pubblicità ha la stessa efficacia e genera uguale coinvolgimento in tutti gli ambienti in cui viene proposta? Secondo la ricerca dal titolo “Understanding advertising engagement across different viewing platform types”, la risposta sembrerebbe essere no.
Lo studio, condotto da Samsung Ads (la divisione advertising di Samsung Electronics) in collaborazione con Verve, si è focalizzato su quattro mercati, inglese, tedesco, australiano e indiano, in quanto spesso capaci di anticipare i trend dell’advertising digitale e non.
Perché sono meglio gli spot in streaming
Dai risultati sarebbe emerso che le inserzioni all’interno dei servizi streaming gratuiti o supportati dalla pubblicità hanno maggiori probabilità di essere guardate rispetto a quelle presenti su altre piattaforme e sulla TV lineare.
I motivi sono svariati. Il primo è che le pubblicità all’interno dei servizi televisivi in streaming gratuiti supportati dalla pubblicità e dei servizi video on demand con pubblicità sono “più brevi” e dunque “meno intrusivi”. Inoltre questa tipologia di annuncio è stata descritta come più “emozionante”, “piacevole” e “pertinente” ai propri interessi, generando più senso di affidabilità e gradimento tra gli spettatori. Tra gli spettatori tedeschi e australiani, in particolare, ciò si tradurrebbe soprattutto in una maggiore probabilità di guardare gli spot nella loro interezza.
Ed ecco che i risultati peggiori in termini di engagement sono, su tutti i mercati analizzati, quelli delle inserzioni sulla TV lineare, in quanto hanno meno probabilità di essere viste fino in fondo, perché nella maggior parte dei casi risultano eccessivamente lunghe e ripetitive, finendo per generare fastidio e frustrazione nello spettatore.
L’influenza di fattori culturali e demografici
Da tenere conto, nel misurare come varia l’engagement della pubblicità televisiva, sono senz’altro le differenze culturali e i fattori demografici: lo studio nota, infatti, una maggiore propensione degli spettatori inglesi ad apprezzare gli spot pubblicitari (il 45% degli intervistati), indipendentemente dal canale su cui sono trasmessi. In Germania, invece, solo il 30% degli intervistati li gradisce ed è più ampio lo scarto tre le diverse piattaforme (meno di un intervistato su cinque dice di gradire la pubblicità sulla TV lineare).
Un altro fattore da considerare è quello anagrafico: i diciottenni sembrerebbero aver “accolto” maggiormente i contenuti pubblicitari rispetto alla generazione precedente (quella dei trentaquattrenni). Inoltre la pubblicità sui servizi streaming sarebbe più accettata e accolta positivamente dai giovani perché permette di accedere gratuitamente ai contenuti televisivi.
Insomma, secondo questa ricerca la pubblicità in streaming risulta senza dubbio la più performante, sotto diversi parametri, e i dati ottenuti potrebbero essere utilizzati in futuro per migliorare l’engagement della pubblicità televisiva sui diversi canali.
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