Nonostante la pandemia da Covid-19 ne abbia accelerato il processo, già da qualche anno la tendenza a recuperare una dimensione locale degli acquisti ha seguito un percorso di crescita.

Oggi il dualismo locale/globale sta mostrando una situazione di non facile comprensione: se da una parte, infatti, la possibilità di usufruire di piattaforme di compravendita online e l’implementazione del settore della logistica hanno permesso di acquistare prodotti che provengono dall’altra parte del mondo, dall’altra ci si sarebbe aspettati una contrazione del mercato locale. Sorpresa, non è così. Andiamo a vedere perché!

Marketing e localismo, tendenza vincente

Il termine localismo nasce in ambiente politico e sociale, in contrapposizione ai processi di globalizzazione, iniziati nell’ultimo quarto del secolo scorso.

Dagli anni duemila, le connotazioni del localismo si sono sovrapposte fino a giungere a noi con la percezione di un fenomeno eticamente giusto, responsabile, sostenibile, di supporto alle comunità e di qualità, oltre che di consumo consapevole.

Anche sotto il punto di vista del marketing il localismo si sta dimostrando un fenomeno di particolare interesse: secondo questo report di Iri, che è incentrato principalmente sul food, almeno il 55% degli intervistati preferisce “comprare locale”, per supportare i brand della zona e i piccoli produttori.

Ciò che si riscontra per il cibo vale però a tutto tondo, come leggiamo nell’articolo di thinkwithgoogle.com in maniera precisa.

Un localismo digitale è possibile?

È presto detto: certamente sì, e sembra essere una soluzione davvero interessante.

Siamo sempre rimasti legati al concetto di un “comprare locale” che avviene in uno spazio fisico: al negozietto del quartiere, al mercato di paese, alla fiera. Non dimentichiamoci che molte attività commerciali hanno spostato il loro sguardo sul mondo dell’online e perciò l’acquisto di una materia prima o un prodotto artigianale, per esempio, può essere condotto su una piattaforma e-commerce. Prendiamo in considerazione la vicenda di Tienda Cerca, e-commerce che ha posto le basi per il collegamento di numerosi negozi di quartiere con i clienti a Bogotà, in Colombia, durante la pandemia da Covid-19. L’azienda Anheuser-Busch InBev, che ha coordinato il progetto, ha vinto un premio Grand Prix dei Creative eCommerce Lions.

Localismo e brand globali

Anche i brand di portata globale hanno imparato molto dalle esperienze di marketing legate al localismo: tramite la geolocalizzazione e l’attivazione di metodologie personalizzate e su misura per le piccole comunità, sono riuscite a rispondere in maniera più efficace ai desideri e ai bisogni dei consumatori di determinate zone.

Se prendiamo ad esempio l’esperienza di Le Drugstore Parisien, che ha attivato la geolocalizzazione per i monopattini elettrici posizionati davanti ai negozi, strategia con la quale ha aumentato le visite in negozio del 50%, ci rendiamo conto di quanto il “pensare locale” possa essere una risorsa.

Che sia per un approccio etico o ecologico, per sostenere le imprese del territorio, per la sensazione di qualità che trasmettono le piccole imprese o per le manovre intelligenti delle grandi aziende, il localismo sta rientrando nelle strategie di marketing con un percorso lento ma che sembra inarrestabile.

Vale la pena di pensarci seriamente, potrebbe essere il modo giusto per far crescere un business!