Nati nell’ormai lontano 2007, gli hashtag sono stati uno strumento di crescita fondamentale per i social media. Ancora oggi raggruppano, etichettano e collegano post a determinati argomenti, per consentire di trovare contenuti specifici, anche se nel 2025 non hanno più lo stesso impatto in confronto a qualche anno fa. Piattaforme come Instagram, TikTok e YouTube sono passate alla ricerca di contenuti incentrata sull’intelligenza artificiale, affidandosi alla ricerca di default, al comportamento degli utenti e all’engagement piuttosto che agli hashtag.
Quindi, dovremmo ancora utilizzare gli hashtag?
La risposta giusta è: sì, ma strategicamente. Ecco perché:
1. Priorità agli algoritmi rispetto agli hashtag
Le piattaforme social danno ora priorità alla qualità e alla rilevanza dei contenuti rispetto ai metadati. Adam Mosseri, CEO di Instagram, ha dichiarato che gli hashtag sono ormai più importanti per la categorizzazione che per la ricerca. L’intelligenza artificiale e l’elaborazione del linguaggio naturale aiutano le piattaforme a comprendere e classificare i contenuti senza bisogno di hashtag.
2. SEO > Hashtag
Gli utenti ormai cercano parole chiave piuttosto che rovistare tra gli hashtag. Instagram, TikTok e YouTube Shorts hanno notevolmente migliorato le funzioni di ricerca all’interno dell’app, il che significa che le didascalie, con un naturale posizionamento delle parole chiave, contano di più che riempire i post di hashtag. Se il vostro post è pertinente e rilevante, le persone lo troveranno: gli hashtag non cambieranno la situazione.
3. Impatto minimo sull’engagement
Gli studi scientifici (ad esempio quello del 2024 su Instagram compiuto da Metricool) hanno dimostrato che gli hashtag hanno un effetto minimo o trascurabile sull’engagement. I post che ottengono buoni risultati sono quelli che tendono a stimolare l’interazione (commenti, condivisioni, salvataggi), non quelli che si affidano agli hashtag per raggiungere un nuovo pubblico.
4. Uso strategico vs uso eccessivo
Sebbene spammare più di 30 hashtag generici sia inutile, l’uso di 2-5 hashtag altamente rilevanti (“di nicchia”) può comunque aiutare a classificare i contenuti. Questo è particolarmente utile per:
- i post di settori di nicchia;
- il coinvolgimento della comunità (ad esempio, hashtag brandizzati originali);
- sfide (challenge) o campagne (ad esempio, #milluminodimeno).
Ma per una crescita organica e regolare, gli hashtag non servono a molto.
5. Focus sui contenuti, non sugli hashtag
Invece di preoccuparsi degli hashtag, è più utile concentrarsi su:
- creare contenuti coinvolgenti e con cui il pubblico può identificarsi;
- preferire video di breve durata (reel, short, tiktok);
- incoraggiare le condivisioni, i commenti e i salvataggi;
- scrivere didascalie con parole chiave corrette per la SEO.
In generale, i contenuti originali degli utenti, gli audio di tendenza e lo storytelling autentico funzionano meglio che mai: gli hashtag non faranno mai diventare virale un brutto post.
Quindi, gli hashtag sono ancora utili nel 2025?
In definitiva, possiamo dire che gli hashtag servono ancora ad aiutare in termini di visibilità, soprattutto per gli argomenti di nicchia, ma il loro ruolo è diminuito in modo significativo.
In particolare, per quanto riguarda le aziende, gli hashtag hanno ancora un ruolo di branding e di categorizzazione, ma fare affidamento soltanto su di essi per la crescita è obsoleto.
È invece fondamentale concentrarsi sulla qualità dei contenuti in ogni loro parte, prestando particolare attenzione alle didascalie SEO, al coinvolgimento strategico e alle tendenze specifiche della piattaforma. Soltanto in questo modo verrete notati nel 2025!
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