Ultimo aggiornamento 24 Giugno 2020 di Alessandra

Recentemente abbiamo assistito all’eliminazione definitiva del numero di “like” su Instagram, ma questo fenomeno sembra non fermarsi qua. Anche il vero padre fondatore dei “mi piace”, Mark Zuckerberg, infatti, sta lentamente togliendo questa funzione da Facebook a favore di una sua versione anti-vanity metrics.

I “like” oggi sono visti come l’unità di misura per definire qualcuno influencer o per attribuire valore ai contenuti. Non per niente, diciamo la verità, a quanti di noi non è salita un po’ l’autostima vedendo in una nostra foto un gran numero di “mi piace”?
Essere apprezzati è un desiderio comune, ma siamo così sicuri che andare a caccia di like ci faccia realmente bene?

Il 29 settembre 2019 in Australia è partito il primo test per Facebook in cui sono stati oscurati agli utenti i like e le reazioni nei video e nei singoli post. Solamente l’autore dei contenuti può vedere privatamente il loro numero, come su Instagram.

Il direttore delle strategie mediatiche di Facebook Australia, Mia Garlick, sostiene che la decisione sia “basata su ricerche sul benessere degli utenti e contributi di professionisti di salute mentale secondo cui il conteggio dei like può causare pericolose comparazioni sociali”.

A differenza di Instagram e Facebook, Tik Tok ha la capacità di concentrare l’attenzione sul contenuto.

Ma che cos’è Tik Tok?

In principio conosciuto come Musical.ly, Tik Tok è il social network preferito dalla generazione Z, cioè tutti quegli utenti dai 12 ai 18 anni, in cui si possono trovare video di vario genere solitamente montati su brani musicali, originali e non.

Tik Tok si concentra su un principio diverso da quello di tutti gli altri social: quello della connessione tra utenti. Il concetto di “amico” e dei “like” non è centrale, anzi in questo caso è importante il concetto di “creatore di contenuti” che vengono poi condivisi con tutti.

Una persona è libera di guardare i video di Tik Tok senza necessariamente costruirsi una rete sociale.

Chi decide di stare su Tik Tok lo fa per intrattenersi, è un mondo in cui i creator di contenuti vengono premiati in base all’originalità e alla qualità delle loro proposte.

Quando interagisco con i video permetto all’app di profilarmi e proprio grazie a questo meccanismo il tipo di contenuti che guardo determinerà cosa guarderò dopo.

A differenza degli altri social, su Tik Tok si perde l’idea di avere “like” dalla propria sfera sociale non esistendo appunto il concetto di rete sociale. L’unico vero obiettivo è quello di tentare di costruirsi un pubblico per i propri contenuti.

Che fine faranno quindi i vanity metrics?

Tornando al punto di partenza: i vanity metrics stanno perdendo colpi in quanto i ragazzi d’oggi ragionano con modalità nuove, in cui il valore si sviluppa con la qualità e non con la capacità di muovere interazioni momentanee e molto più labili.

Sicuramente nel 2020 si tornerà a una centralità del contenuto autentico e non impostato, dimenticando quella del “like-centrico”.