Ultimo aggiornamento 9 Marzo 2020 di Alessandra

Quando si parla di marketing, come già abbiamo visto più volte, ci si riferisce a una scienza complessa che tocca diversi ambiti. Con l’avvento e l’approfondimento del neuromarketing si sono trovate diverse soluzioni, distanti dalla tradizione, per generare interesse negli utenti e legami che possono portare a eccellenti risultati in termini di fidelizzazione e vendite. In questo contesto, negli ultimi anni si è affermato anche il marketing olfattivo o scent marketing.

Questa tipologia di intervento fa parte del marketing sensoriale, ovvero l’azione di catturare l’interesse del pubblico sfruttando uno dei cinque sensi e colpendo in maniera inconsapevole e più profonda l’utente, sollecitando impulsi e coinvolgimento emotivo, influenzandone il comportamento.
Il neuromarketing ha evidenziato dati molto interessanti: il 75% delle emozioni sono innescate dall’olfatto e il 65% degli odori sono riconoscibili e ricollegati a un’esperienza anche a un anno di distanza. Dato interessante è anche che l’olfatto risulta essere il secondo senso per importanza nel marketing sensoriale, infatti incide sulla fissazione del ricordo per il 35%, secondo solo alla vista che ha una percentuale di impressione del 43%.

 

Come influisce l’odore sulla brand experience?

Secondo recenti studi, un adulto medio è in grado di riconoscere oltre 10.000 odori diversi e il cervello umano li processa a livello limbico, ovvero nella zona deputata alla gestione della memoria, con un frequente ricambio di neuroni. A differenza degli stimoli visivi, inoltre, i profumi non sono scomposti in singoli componenti ma vengono ricordati nella loro complessità e sono più facili da memorizzare e, quindi, ricordare. Per questo si parla di “memoria olfattiva” e su questa fa leva il scent marketing, provocando un ricordo positivo nel momento in cui si sente un determinato odore.

Il meccanismo di stimolo legato all’olfatto trova una risposta immediata e insita nell’istinto primordiale di ciascun individuo, ciò si traduce, nell’ambito del marketing, in un comportamento istantaneo da parte dell’utente e questo spiega perché un profumo può influenzare le attitudini all’acquisto.

Come spiega Luca Venturini, co-founder e amministratore tecnico di Quinta essenza, “se sentiamo un buon profumo di pane appena sfornato quando passiamo davanti a un panificio, saremo subito attratti da questo odore e saremo invogliati a entrare in quel negozio per acquistare il pane”. “Diffondere un aroma correttamente all’interno di un punto vendita – continua Luca – porta almeno a tre vantaggi: riduzione della percezione dell’attesa, riduzione dell’ansia e aumento della percezione della qualità“.

Quinta essenza, giovanissima startup che si occupa di sviluppare progetti di marketing olfattivo, porta una novità in Italia, all’estero, infatti, lo scent marketing è un componente già fondamentale per qualsiasi strategia di sviluppo per ogni tipologia di azienda. “Nel comparto food – illustra Luca – sembra più semplice applicare azioni di marketing olfattivo, ma questo non esclude che ogni tipologia di azienda possa farlo. Anzi, con Quinta essenza c’è la possibilità di creare una vera e propria identità olfattiva, realizzando una fragranza brandizzata unica e propria dell’azienda, che possa accompagnare l’esperienza di acquisto del cliente e riportarla alla memoria ogni qual volta l’utente entra nel punto vendita”.

Per chi pensa che si tratti di una strategia costosa è giusto fugare ogni dubbio “Non costa più di un sito web o di una stampa catalogo, anzi, è un’azione economica che può perfettamente integrarsi in una strategia di comunicazione e marketing complessa” rassicura Luca.