La SEO ha fatto molta strada dai suoi esordi. Quando parliamo di processo di ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca molte cose nuove sono state introdotte, molte cose vecchie hanno smesso di funzionare, e ancora di più sono state migliorate e rese più accurate. E questo processo continua. Per questo è fondamentale monitorare con regolarità il posizionamento di qualsiasi sito, andando a verificare di non essere incappati in qualche “errore SEO”, che abbia portato a penalizzazioni.
Di seguito proviamo a sintetizzare quelli che sono gli errori SEO più comuni, indicando anche come poterli risolvere.
1. Azioni manuali e penalità di Google
Un crollo di posizionamento potrebbe essere frutto della violazione, consapevole o inconsapevole, delle linee guida di Google o della pubblicazione involontaria di contenuti spam e dannosi. Queste cose possono richiedere un meritato intervento manuale.
Come intervenire in caso di penalizzazioni?
Per scoprire se il nostro sito ha ricevuto una penalità, lo strumento più indicato è Google Search Console. Fortunatamente, Google descriverà cosa ha fatto e perché, così sarà subito evidente anche come far revocare le sanzioni contro il sito. A volte sarà facile come eliminare i contenuti spam!
2. Collegamenti interni inefficiente
Gli hyperlink, sia che si tratti di link esterni che di link interni, fanno molto di più che consentire agli utenti di passare da una pagina all’altra. Hanno due compiti importanti: trasferire l’autorità da una pagina all’altra e guidare il percorso di navigazione dell’utente.
Mentre il contenuto di una pagina linkata esternamente è spesso fuori dal controllo diretto, i link interni richiedono un attento monitoraggio e una cura del corretto utilizzo. Non solo ai fini del posizionamento ma anche per una migliore user experience.
Come intervenire per rendere i link user-friendly e Google-friendly?
Per collegare in modo efficiente le pagine di un sito sarà utile:
- rendere descrittivi i testi di ancoraggio dei link, perché gli utenti siano in grado di guardare un link e capire immediatamente dove porta;
- creare un collegamento da pagine con autorità elevata a pagine con autorità inferiore, perché quelle con autorità bassa possano ricevere più autorità e ottenere un posizionamento più alto;
- utilizzare una barra di navigazione e un piè di pagina con link ad alcune delle pagine più importanti (come homepage, FAQ, Chi siamo, Contattaci) che gli utenti devono essere in grado di trovare in qualsiasi momento;
- creare cluster di argomenti, ovvero sviluppare più pagine su diversi argomenti correlati e collegarle tra loro;
- rendere il percorso dell’utente il più breve possibile.
3. Apertura di nuovi link sulla stessa pagina
Questo problema può influire sul posizionamento deviando il traffico prima di una conversione.
Quando il link si apre nella stessa scheda, gli utenti lasciano la pagina in cui si trovavano, spesso prima di completare conversione. Ciò rende le pagine di alto livello meno utili, con il rischio che, nel tempo, Google sarà d’accordo e abbasserà il posizionamento.
Perché aprire tutti i link in una nuova scheda?
Fortunatamente, la soluzione è semplice: includere l’attributo target=”_blank” nel codice HTML dei link. Alcune piattaforme, come WordPress, spesso aggiungono questo attributo automaticamente.
4. Mancanza di accessibilità per l’utente
L’età avanzata, le malattie o le disabilità degli utenti possono rendere molto difficile o addirittura impossibile navigare comodamente su Internet. Se un sito web non soddisfa tutte le esigenze degli utenti, diventa meno intuitivo, ostacolando così un’esperienza utente positiva.
Anche l’accessibilità, in quanto direttamente collegata a una migliore user experience, diventa quindi un elemento strettamente legato al posizionamento.
Come migliorare l’accessibilità?
Il World Wide Web Consortium fornisce numerose e complete risorse per la progettazione e lo sviluppo di siti web accessibili. Per conoscere però, a monte, l’accessibilità o meno di un sito è possibile utilizzare il test di accessibilità ARIA, di EquallyAI.
5. Immagini scarsamente ottimizzate
Le immagini di alta qualità, che è sicuramente auspicabile utilizzare sempre all’interno del sito, possono far emergere il problema di caricamenti di file di grande dimensioni all’interno del sito stesso, con conseguente compromissione della velocità di caricamento.
Come ottimizzare le immagini del sito web?
Mai sacrificare la qualità! Piuttosto:
- salvare le immagini nel formato più ottimale, dando priorità a WEBP, se supportato dal CMS, o in alternativa JPG;
- impostare manualmente altezza e larghezza, lavorando in locale e adattando l’immagine allo spazio che andrà ad accoglierla;
- unire le immagini se sono posizionate una accanto all’altra;
- comprimere le immagini con un software apposito.
6. Problemi di memorizzazione nella cache del sito Web
Oltre a immagini o risorse scarsamente ottimizzate come file CSS e Javascript, un sito potrebbe caricarsi lentamente a causa di problemi di memorizzazione nella cache, ovvero il luogo in cui i browser memorizzano gli elementi di un sito web quando lo visitano.
Per esempio: il logo di un sito web è lo stesso su ogni pagina, quindi una volta memorizzato, il browser non ha bisogno di caricarlo di nuovo, ma lo recupererà semplicemente dalla cache e il sito si caricherà più velocemente.
Come memorizzare correttamente nella cache un sito Web
Se il sito web inizia improvvisamente a mostrare resistenza alla memorizzazione nella cache, sarà necessario controllare il file .htaccess sul server o tramite il servizio di hosting.
7. Mancata corrispondenza con l’intento di ricerca dell’utente
Oltre a utilizzare strumenti SEO per trovare le parole chiave migliori – a coda lunga, con un volume di ricerca elevato e non troppo competitive – sarà fondamentale prendere in considerazione l’intento di ricerca dell’utente, ovvero ciò che sta dietro a ogni ricerca su Google o su un qualsiasi altro motore di ricerca. In altre parole: quello che l’utente si aspetta di trovare a seconda di come formula la propria ricerca.
Quali intenti di ricerca esistono e come si intercettano?
Quando attiriamo un utente, vogliamo che faccia cose specifiche: imparare, discutere, iscriversi, acquistare, condividere e così via. Questa varietà consente di categorizzare l’intento di ricerca dell’utente in diverse tipologie:
- informativo (apprendimento di nuove informazioni);
- navigazionale (ricerca di un sito web specifico);
- commerciale (alla ricerca di un prodotto);
- transazionale (acquisto di un prodotto);
- locale (cercare un luogo o informazioni su un luogo);
- stagionale (legato a un periodo di tempo o a una data, come Natale).
Ecco perché non solo il contenuto, ma anche le parole chiave devono rifletterlo. E con così tanti tipi, è facile commettere un errore e scegliere le parole chiave sbagliate per il lavoro.
Come implementare l’intento di ricerca nella strategia SEO?
È possibile raggiungere gli utenti con una precisione ancora maggiore ricordando le fasi del funnel delle parole chiave:
- consapevolezza: l’utente ha un bisogno e inizia a cercare una soluzione, forse non sapendo ancora quale potrebbe essere (Esempio: acquista uno smartphone);
- interesse: l’utente restringe ed esplora le opzioni (Esempio: i migliori smartphone per fotografare);
- azione: l’utente sa esattamente cosa vuole e intende ottenerlo. (Esempio: smartphone Redmi Note 12+).
Scegliere le parole chiave migliori che riflettono queste fasi è la chiave.
8. Accumulo di backlink dannosi
I backlink sono necessari per costruire l’autorevolezza del sito e il suo posizionamento. È un passaggio cruciale nella SEO: molto difficile da fare bene e incredibilmente facile da sbagliare.
Non avere alcun backlink è negativo, ma è ancora peggio averne molti di scarsa qualità.
Scrivi un commento