Quanto tempo rimarranno gli utenti su una pagina web prima di andarsene? Detta in alteri termini: quanto tempo ho per attrarre l’attenzione dell’utente e persuaderlo a continuare la navigazione sul mio sito? La risposta non è esattamente rassicurante: parliamo infatti di una media di 10-20 secondi di tempo sfruttabili per abbattere la frequenza di rimbalzo nella navigazione degli utenti.
Si tratta, in senso assoluto, di un valore certamente infinitesimale ma che, se consideriamo che la visita media di una pagina web dura poco meno di un minuto, diventa già più giustificato.
Quindi, se 15 secondi è il tempo medio trascorso su di una pagina web, questo valore rappresenta anche il tempo che abbiamo a disposizione per catturare l’attenzione del lettore.
La “regola dei 15 secondi” di cui Jakob Nielsen parlava già nel 2011, consiste proprio in questo: se non hai generato interesse in questo breve lasso di tempo, probabilmente non lo farai più.
Mentre gli utenti scorrono velocemente le pagine web, hanno il tempo di leggere solo un quarto del testo sulle pagine che effettivamente visitano (per non parlare di tutte quelle che evitano).
Tuttavia, se la pagina web sopravvive a questo primo, estremamente severo, giudizio di 15 secondi, gli utenti si guarderanno un po’ intorno. Infatti, se è complessivamente vero che gli utenti hanno sempre fretta sul web, il tempo che trascorrono nelle visite delle singole pagine varia notevolmente: a volte le persone “rimbalzano” immediatamente, altre volte indugiano per più di un minuto.
Basta davvero poco perché un utente lasci una pagina web, dai tempi di caricamento troppo lunghi ai contenuti poco d’appeal. È chiaro che, la bontà o meno di una pagina – ovvero la valutazione se questa meriti o meno di essere consultata per più di 15 secondi, non è non valore oggettivo, bensì dipende dalla valutazione del singolo utente.
La valutazione della capacità attrattiva del nostro sito può essere fatta attraverso una delle metriche principali messe a disposizione da Google Analytics: la frequenza di rimbalzo.
Cos’è la frequenza di rimbalzo
Come avevamo già avuto modo di accennare, quando abbiamo parlato degli analytics più significativi per un sito web, la frequenza di rimbalzo è costituita da un dato percentuale che indica il numero di utenti che, dopo essere entrati nel nostro sito, l’hanno abbandonato senza proseguire nella navigazione.
In generale, più bassa è la frequenza di rimbalzo, maggiore sarà la capacità attrattiva del sito e migliore, inevitabilmente, il suo rendimento statistico. Tuttavia, come è possibile vedere dai grafici qui sotto, non tutte le tipologie di sito rispondo nello stesso modo.
Se si parla di un sito con contenuto informativo, il fatto che un utente termini la navigazione dopo aver visitato una sola pagina, non è necessariamente un indicatore negativo. Nel caso invece di una landing page o si qualsiasi altro contenuto che presupponga un’interazione, allora il tasso di abbandono alto potrebbe essere indicativo di un’errore nella costruzione dell’esperienza di navigazione dell’utente.
Catturare e mantenere l’attenzione del lettore rappresenta, tra l’altro, anche uno strumento importante per guadagnare credibilità agli occhi del motore di ricerca. Infatti, nonostante la frequenza di rimbalzo non costituisca di per sé fattore di ranking perché l’algoritmo di Google non utilizza i dati di Analytics, permanenza o abbandono del sito da parte dell’utente diventano fattore premiante o penalizzante a livello di posizionamento.
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