Ultimo aggiornamento 10 Marzo 2020 di Alessandra

Qualche settimana fa abbiamo affrontato l’argomento del team building ed ecco che, come naturale proseguo, cercheremo di definire quella che è la figura fondamentale del gruppo ossia il leader.

Mai come in questo periodo la scelta sarebbe potuta essere più azzeccata, in un momento in cui il panorama economico e imprenditoriale italiano e internazionale, perde uno dei top manager che ha personificato questo ruolo al meglio.

Si perché, senza addentrarci negli ulteriori aspetti propri o personali dell’uomo e del businessman, tutto si può dire tranne che l’ex Presidente e amministratore delegato di FIAT Chrysler Automobiles Sergio Marchionne, non sia stato un modello di leadership per eccellenza. Cerchiamo allora di definirne gli aspetti più emblematici.

Innanzitutto…chi è un leader?

Un leader è una figura che, all’interno di un’azienda, un team di persone o un progetto, ha il compito di gestire e guidarne i membri interni, allo scopo di raggiungere un obiettivo comune e condiviso (detto anche “win to win” ossia io vinco tu vinci, indicando la presenza di soli vincitori in una determinata situazione).

Come riesce in un intento così impegnativo?

Il leader, innanzitutto, non guida esclusivamente su di un piano concettuale e teorico ma esponendosi sul campo, dando l’esempio e portando le sue decisioni in prima linea. “Chi comanda è solo“, sono queste le parole usate da Marchionne parlando al momento decisionale, l’atto “finale” dei compiti del leader.

Le varie tipologie di leader a breve e lungo termine spiegate in breve:

Il VISIONARIO: colui che vede prima degli altri uno scenario che non esiste ancora in concreto ma è solo nel suo immaginario, tuttavia realizzabile in futuro. È questa una figura indispensabile, ad esempio, nel caso delle start up o nei casi di apertura aziendale a nuovi mercati.

Il DEMOCRATICO: colui che è in grado di coinvolgerti nella strategia aziendale. L’atteggiamento tipico è quello di chi non vuole trasmettere il pensiero “l’azienda sono Io” ma “tutti siete pilastri importanti”, necessario nel momento di motivare i membri del gruppo.

 L’AFFILIATO: il classico leader da “pacca sulla spalla” che si fa percepire come l’ennesimo componente del team. Questo tipo di leader è particolarmente importante nei momenti di squilibri emotivi all’interno del gruppo poiché in grado di fare da paciere.

Il FORMATORE: rappresenta la tipologia in essere nella maggior parte dei casi in cui si eseguono le attività di routine o nelle fasi di stallo; è il tipo di leader che trasferisce contenuti e competenze e si adopera per colmare lacune.

Il REGOLATORE: detta le regole da rispettare in presenza di scadenze e obiettivi non procrastinabili, è il caso ad esempio della Direzione commerciale che lavora su termini e obiettivi di volta in volta diversi e temporanei.

Il COMANDANTE: deve essere in grado di impartire ordini e direttive obbligatorie pena addirittura l’esclusione dal gruppo. Si tratta di una figura non per forza empatica ma  provvidenziale  nei momenti di crisi in atto.

Come ben si intuisce, la leadership non è un fattore invariabile che nasce in un determinato modo e resta tale durante tutto il percorso lavorativo o progettuale ma muta a seconda dei vari contesti in cui si sviluppa. Gli esempi più significativi e conosciuti si ritrovano spesso a concentrare nella stessa persona più tipologie: basti pensare al genio della mela Steve Jobs, il già ricordato AD dal maglione di cachemire fino a citare il self made man di Amazon Jeff Bezos.

Quali sono dunque le caratteristiche che fanno la differenza nella riuscita di un tale impegno?

Secondo lo psicologo e giornalista statunitense Daniel Goleman, autore dell’opera “Leadership emotiva“, un vero leader non può prescindere dal possedere una competenza professionale nel settore di riferimento, una forte consapevolezza del proprio ruolo, una capacità di autocontrollo tale da preservare la lucidità mentale in qualsiasi occasione e una capacità di risonanza all’interno del proprio gruppo in modo da non risultare una figura trasparente ma bensì guida efficace e persuasiva.

Ecco che quella spesso rappresentata come una figura più che altro autoritaria e dura, a tratti arrivista, ha invece ragione di esistere solo in presenza di una spiccata intelligenza emotiva, di una visione profonda e approfondita del mondo che ci circonda e della sensibilità indispensabile per comprendere quale sia la scelta migliore in qualsiasi situazione.

Sentire la responsabilità personale di restituire alle prossime generazioni la speranza di un futuro migliore. È questo che rende la leadership un privilegio e una vocazione nobile.
Sergio Marchionne