Ultimo aggiornamento 10 Marzo 2020 di Alessandra

Oramai è definitivo: Google ha comunicato che il 2 aprile 2019 sarà la data ufficiale in cui verrà chiusa la piattaforma Google+.
Inaugurato ufficialmente nel 2011, Google+ nasceva come social network di Google, in risposta al più famoso Facebook. Il principio di base era lo stesso: possedere un profilo personale, che poteva essere facilmente creato anche solo con le credenziali di Gmail, per poter condividere contenuti multimediali, creare eventi, seguire pagine e creare community.

E allora, in un proliferare di social di ogni tipologia, visto il successo degli altri, cosa non ha funzionato per Google+?

La prima motivazione, nonché più importante dal momento che contraddistingue le realtà social, è la mancanza di utenti attivi e i livelli molto bassi di engagement.

Il profilo su Google+ era generato automaticamente con la creazione di un account di posta elettronica su Gmail, inoltre tale profilo era anche la condizione necessaria per sfruttare altri servizi paralleli, come avere un account su YouTube. Questo ha portato a una crescita esponenziale degli iscritti al social che, però, nel lungo periodo si sono rivelati spesso utenti inattivi.

In questi 7 anni di attività, poi, il social network ha sperato di coinvolgere sempre più i propri utenti per creare, o meglio replicare, interazioni che erano ben più floride su altre piattaforme, ma scegliendo mezzi non all’altezza: la creazione delle “cerchie”, per esempio, rendeva il meccanismo di fruizione e scambio su Google+ più simile a una mailing list che a un social vero e proprio.

Inoltre, abbiamo potuto assistere a un rapido susseguirsi di funzionalità create, in teoria, per arricchire il social, quali integrazioni pubblicitarie, ricerche salvate, Google local edit, Google+ pages, ma che, in realtà, non hanno avuto il risultato sperato e la loro dipartita è stata tanto veloce quanto la loro nascita. Lo stesso Google, infatti, nel tempo ha smesso di cercare nuove soluzioni per fra crescere G+ e anche la comunità del settore – i vari blogger e social media manager – raramente hanno dedicato spazio a novità o cambiamenti a esso relativi.

Non meno importante è la seconda causa di questa repentina fine: i problemi di sicurezza.

Soprattutto dopo l’inchiesta pubblicata dal Wall Street Journal sulla privacy violata di oltre 500mila utenti di Google Plus, Google stesso ha dovuto ammettere i difetti del software che hanno reso i dati dei suoi fruitori accessibili per oltre tre anni ad hacker e curiosi spioni del web. Il bug non era stato comunicato agli iscritti del servizio ed è stato fatale per il social che già non godeva di una buona reputazione.

Gli account di Google+ saranno quindi cancellati il prossimo 2 aprile e, per tale motivo, agli utenti che usufruivano di questa piattaforma non resta che salvare i propri dati prima della loro eliminazione entro questa data. Sarà possibile esportare i seguenti dati via mail o negli spazi di archiviazioni quali Google Drive, Dropbox, Microsoft One Drive o Box:

  • post, commenti, +1 e altre attività;
  • raccolte create;
  • eventi creati o ai quali si è stati invitati;
  • hangouts;
  • foto condivise nei post e nei commenti;
  • cerchie: nomi, cognomi, nickname, nomi visualizzati, URL profili.

Tutti i passaggi per il backup dei dati sono disponibili, nel dettaglio, all’interno della guida completa messa a disposizione da Google stesso.

La chiusura di Google+ riguarderà, comunque, solo gli utenti privati, mentre gli account aziendali continueranno a funzionare, perché l’idea di Big G è di trasformare in futuro il social network in un servizio business dedicato a imprenditori e aziende. Ma per le aziende non c’era già Google MyBusiness? Vedremo come se la giocheranno…