Ultimo aggiornamento 10 Marzo 2020 di Alessandra

I motori del 2018 sono ormai pienamente avviati. Anche chi, come noi, si è concesso una pausa piuttosto lunga, da oggi riprende la routine quotidiana. E allora perché non ripartire con un po’ di leggerezza e qualche risata? Anche quest’anno, infatti, non abbiamo saputo resistere al raccogliere i dieci più clamorosi epic fail del 2017, gli errori di comunicazione più grossolani ed eclatanti, affinché che ci aiutino, con ironia, a imparare dagli errori degli altri. Pronti? Via!

#1 “And the winner is… anzi no”
La notte degli Oscar regala la prima, clamorosa, gaffe dell’anno. Sul palco di Los Angeles, infatti, durante la premiazione per il miglior film, agli ignari presentatori, viene consegnata la busta sbagliata. Warren Beatty e Faye Dunaway annunciano quindi la vittoria di La La Land, anche se in realtà la pellicola premiata avrebbe dovuto essere Moonlight.
Imbarazzo in sala, i produttori del musical con Emma Stone e Ryan Gosling avevano già iniziato il discorso di ringraziamento quando l’ingresso sul palco di un assistente di studio porta alla clamorosa smentita.
Errore più organizzativo che pubblicitario, in questo caso, ma chissà per quanti anni ancora l’immagine di un evento così importante ne risentirà.

#2 Quando Biancaneve è cicciottella
Restiamo negli States per raccontare le polemiche sollevate dal lancio della campagna promozionale di un film d’animazione sudcoreano, ridoppiato in inglese per il pubblico americano, che è una rivisitazione della celebre favola dei fratelli Grimm. Qui sette principi sono stati trasformati in sette nani e per rompere la maledizione della strega che li ha incantati dovranno cercare le scarpe rosse di una fanciulla, che però nasconde un segreto. Fin qui nulla di rilevante… se non fosse che il potere delle scarpette rosse è, in questo caso, quello di trasformare la protagonista da bassa e formosa ad alta, magra e bellissima!
Il manifesto promozionale della pellicola, attaccato a gran voce dall’opinione pubblica statunistense, riporta lo slogan “What if Snow White was no longer beautiful and che 7 Dwarfs not so short?” (“E se Biancaneve non fosse più così bella e i 7 Nani non più così bassi?”), sottintendendo che alto e magro è “beautiful” mentre basso e robusto no.

#3 White is the new black
Il marchio anglo-olandese per l’igiene personale Dove, ben conosciuto anche qui in Italia, rientra di diritto tra gli epic fail 2017 grazie a un breve video postato nel mese di ottobre sulla propria pagina Facebook, in cui, per pubblicizzare un bagnoschiuma, la società ha mostrato l’immagine di una ragazza nera che indossava una maglietta scura ma che nel togliersi la maglietta rimaneva con una t-shirt chiara e soprattutto si “trasformava” in una ragazza di pelle bianca, per poi nuovamente trasformarsi.
Inutile dire che l’associazione tra l’immagine di un prodotto per l’igiene personale e il progressivo “sbiancamento” della modella ha sollevato aspre critiche da parte di tutti gli internauti, tanto da spingere la Dove a porgere pubbliche scuse per lo “scivolone”.

#4 Lavora gratis e vinci uno stage!
Se stavate già pensando che gli scivoloni più clamorosi potessero venire solo dall’estero evidentemente non vi è mai capitato di “incrociare” la campagna di Carpisa “Compra una borsa e vinci uno stage in azienda” di fine estate 2017.
L’ambito premio? Un mese di formazione all’under 30 capace di elaborare il miglior piano di comunicazione: ma per partecipare alla selezione era necessario acquistare un prodotto del marchio campano, oltre, evidentemente, a lavorare gratis.
A noi, come ai milioni di giovani che hanno ripreso la campagna sui social condannando l’azienda di pelletteria, è venuto da pensare che forse al responsabile marketing di Carpisa non sia mai capitato di elaborare in prima persona un piano di comunicazione. Solo questa può essere la spiegazione per una campagna tanto infelice, in un mondo in cui lo sfruttamento del lavoro giovanile, la fuga dei cervelli all’estero e la drammatica carenza d’impiego sono sulla bocca di tutti quotidianamente.

#5 Qualcuno che casca sul volgare c’è sempre
Ricordate il fondotinta con estratto di “pompe” tra gli epic fail dell’anno scorso? Ecco, pare che gli agrumi siano ufficialmente i frutti più scivolosi per qualsiasi campagna di marketing e comunicazione… altro che le banane.
Che si colga subito o meno, che faccia ridere o scandalizzi, il doppio senso un po’ hot della campagna della birra Bavaria, postata (e sponsorizzata) sui social, sa di già visto, per nulla originale e anche abbastanza volgare. La scelta poi di associare la “votazione” del prodotto aromatizzato al pompelmo con un emoticon dalla bocca aperta per noi è decisamente troppo! Stendiamo un velo pietoso e andiamo oltre…

 

#6 Cattivi maestri
Quando anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università della Ricerca non mette la dovuta attenzione nel corretto uso dell’italiano è impossibile non sentirsi combattuti tra la preoccupazione per il futuro del nostro povero Paese e della nostra bella lingua e l’individuazione dell’origine dei vergognosi strafalcioni dei nostri politici, personaggi pubblici, programmi televisivi e chi più ne ha più ne metta  😥
Sul sito ministeriale le tracce delle prove scritte per la maturità sono diventate “traccie“… una di quelle disattenzioni che andrebbero messe a tacere con la sufficienza politica per tutti  😆

#7 Il fascino delle donne dell’Est
È la tivù pubblica, è “mamma Rai”, è stato il primo canale in assoluto, eppure nemmeno Rai1 ci ha risparmiato nel 2017 uno di quegli epic fail che ricorderemo a lungo, noi e anche Paola Perego.
Nel corso del programma “La vita in diretta“, infatti, è stata mandata in onda un’infografica dai contenuti profondamente sessisti, che nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto indicare i motivi per cui gli uomini dovrebbero preferire una donna dell’Est ad una italiana. Ovviamente, in Rete tali motivi non hanno fatto presa.
La spiacevole vicenda si è conclusa con la chiusura anticipata del programma, tra le lacrime della conduttrice. Una lezione preziosa sull’importanza di calibrare la comunicazione tenendo conto della sensibilità del nostro target.

#8 Tu quoque, Padova…
A volte, purtroppo, non serve setacciare i social per scontrarsi con sconvolgenti epic fail di comunicazione; a volte l’indelicatezza ce l’abbiamo proprio sotto il naso.
Forse siamo arrivati al punto in cui in rete si vedono troppe campagne come quelle di Dove o Bavaria, forse da piccoli abbiamo guardato troppi cartoni animati come “Red shoes and the 7 Dwarfs”, fatto sta che ha preso fin troppo piede ormai l’idea che una campagna pubblicitaria, per essere valida, debba sconvolgere, fare scalpore, toccare qualche nervo scoperto dell’opinione pubblica e far parlare di se. E noi che credevamo che l’aforisma di Oscar Wilde “non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli” fosse ormai ampiamente superato dal buon senso… che illusi  🙄
Alla palestra Athletic, Padovana come noi, vogliamo dire che l’aspettiamo a braccia aperte per stendere insieme un efficace piano di comunicazione, che sia capace di essere d’impatto senza per forza offendere qualcuno.

#9 La comunicazione politica, questa sconosciuta
La comunicazione politica è quanto di più delicato si possa gestire, specie in un’epoca come la nostra, in cui i social regnano sovrani. Dovrebbe saperlo bene lo staff comunicazione del PD, bombardato da accuse e polemiche in seguito alla pubblicazione di un post “quote” di Matteo Renzi condiviso sulla pagina del Partito Democratico, a tema immigrazione.
Come se non bastasse, a seguito degli attacchi il post è stato rimosso. Errore madornale da parte del social media manager, che dovrebbe saper gestire la crisi in ogni momento. La cancellazione ha scatenato gli elettori e i simpatizzanti del partito, ma soprattutto ha permesso agli avversari di approfittarne.

#10 La comunicazione vive anche di simboli
Anche spelacchio, l’albero di Natale della città di Roma, è un gigantesco (letteralmente) epic fail. La comunicazione, infatti, non è composta soltanto di grafiche, spot e campagne ma anche di simboli e così, quello che doveva essere l’emblema del benessere della città eterna, si è rivelato soltanto l’ennesima occasione per mettere in discussione gli investimenti dell’Amministrazione Comunale. Costato quasi 50mila euro, infatti, il povero abete non è arrivato nemmeno al 25 dicembre ed è diventato bersaglio di critiche e sfottò da parte della Rete e dei giornali di tutto il mondo (addirittura BBC e New York Times).

# Premio della critica
Menzione a parte merita la controversa campagna di Real Time per San Valentino, inizialmente giudicata da tutti come un epic fail e poi chiarita (salvata in corner?).
Chiunque sia entrato sui social la mattina del 13 febbraio 2017, infatti, ha potuto notare una pubblicità del canale televisivo con un evidente errore di ortografia: “Vi auguriamo UN’AMORE che è tutto un programma“. La stessa campagna è stata lanciate anche in tivù e sulla carta stampata. Sui social si è scatenato un putiferio e anche noi siamo stati tra coloro che ha creduto (almeno inizialmente) in un epocale errore del copy. Tuttavia, da parte del network, c’è stato solo silenzio.
Soltanto l’indomani è stato finalmente svelato l’arcano è Real Time ha lanciato una campagna, indirizzata all’Accademia della Crusca, per non rinchiudere in un determinato genere, l’amore.
Uno strafalcione fatto apposta per richiamare l’attenzione, dunque? “In italiano la parola “amore” è di genere maschile. Chiediamo all’Accademia della Crusca di poter scrivere la parola amore sia al maschile sia al femminile. Un amore universale, che certifichi in ogni momento la legittimità dell’amore, di ogni genere di amore” si legge nella petizione aperta dal canale su Change.org.
A voi non pare un po’ troppo debole come campagna? Che interesse dovrebbe avere un network televisivo ad intervenire su di una questione linguistica? La verità non la sapremo mai ma una cosa è certa, se il lancio della campagna è stato un salvataggio in corner di fronte all’effettivo errore linguistico è stato tra i più geniali che si siano mai visti. Da epic fail e epic win!