Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2020 di Puntoventi

Quando si frequenta una mostra d’arte, un museo archeologico o uno scientifico, non ci si rende conto di quanto la “disciplina della comunicazione“, che diventa in questo caso “comunicazione museale“, sia fondamentale e impiegata in tutte le sue forme: testuale, verbale, simbolica, tecnologica…

La materia principe con cui, e per la quale, il museo comunica è certamente la sua collezione. Reperti storici, opere d’arte o raccolte di oggetti, costituiscono infatti le fondamenta dello stesso museo e il soggetto da comunicare. Quando visitiamo una mostra, in realtà, vediamo sempre e solo una parte di tutta la collezione; la selezione è già una scelta comunicativa realizzata da un curatore o da un comitato scientifico e il modo con cui si allestiscono questi oggetti va a definirne una precisa visione critica.

Come nell’organizzazione di tutti gli eventi, le domande da porsi sono sempre: chi, cosa e come. Definire il destinatario è un passo decisivo perché permetterà di comprendere il target e pertanto di definire le modalità con cui attivare campagne pubblicitarie o, più semplicemente, il linguaggio o il tono da usare.

All’interno del contesto museale incontreremo alcuni dei principali strumenti testuali specifici della comunicazione museale: la segnaletica interna, i pannelli didascalici e i cartellini. Quest’ultimi, solitamente posizionati vicino all’opera o comunque posti nel suo raggio visivo, offrono le più fondamentali e sintetiche informazioni. Obbligatorie sono la provenienza dell’oggetto e il suo numero d’inventario ma, a seconda del contesto, se ne possono trovare altre come, per esempio, nei musei d’arte verranno indicati l’autore, il titolo e la tecnica. Informazioni più estese, spesso brevi testi esplicativi, si configurano invece in quelle che si chiamano schede di sala o nei pannelli didattici.

L’esperienza insegna che la maggior parte dei visitatori si soffermerà per leggerne solo una parte, ma non per questo si può sottovalutare la loro importanza: sono la garanzia di aver a disposizione, qualora lo volessimo, l’informazione completa e la possibilità d’approfondimento.

L’avvento tecnologico degli ultimi decenni ha aumentato le possibilità d’interazione tra visitatore, collezione e museo, permettendo la mediazione di concetti specifici o complessi attraverso modalità più ludiche e immediate.

Importantissima nel contesto culturale-scientifico è la comunicazione orale: la visita e l’interazione con un mediatore permette contemporaneamente di ridurre l’affaticamento visivo e di aumentare la concentrazione sui concetti espressi. Bisogna però sottolineare come il tempo di attenzione è generalmente limitato a quarantacinque minuti e che ogni visita dovrebbe esser adeguata agli interessi, alle conoscenze pregresse del visitatore coinvolto e alle motivazioni educative della visita. Non si può parlare ad un pubblico di bambini come si esporrebbe ad un gruppo di specialisti!

Da ultimo, ma non per questo meno importante, è necessario calibrare e armonizzare l’informazione (dalla segnaletica interna a quella esterna, dal sito ai social network…) a una veste grafica comune. Investirci tempo e creatività è fondamentale, dopotutto la grafica è il primo livello di mediazione che si stabilisce tra pubblico e l’organizzazione.

Divulgare, informare, educare, divertire e sensibilizzare sono solo alcuni degli obiettivi del museo e che devono passare per il complesso mondo della comunicazione, ecco perché è importante!