Ultimo aggiornamento 10 Marzo 2020 di Alessandra

Negli ultimi anni lo storytelling ha rappresentato la nuova frontiera del marketing ma, come abbiamo avuto modo di vedere più volte, si è semplicemente trattato di un ritorno ad un modo più personale e diretto di fare promozione attraverso il racconto dei valori dell’azienda (come già avveniva ai tempi di Carosello). 

Oggi, grazie alla connessione globale questo trend si è modificato andando a creare un racconto live che coinvolga clienti e azienda in uno scambio di esperienze “in diretta”, così è nato lo storydoing.

Lo storydoing è il raccontare in tempo reale ciò che si sta facendo, che ci appassiona, che ci diverte, che ci emoziona. Lo scopo? Coinvolgere altri utenti nelle nostre attività di tutti i giorni, creare interazione, appassionare e ingaggiare. Storydoing è, allo stesso tempo, l’arte di raccontare l’azienda, i valori e i prodotti attraverso i fatti della vita reale.

La comunicazione è in continua evoluzione e lo storytelling oramai non è più sufficiente. Lo storytelling è una forma di comunicazione persuasiva che si basa sul racconto di storie capaci di suscitare emozioni. Il raccontare storie emozionanti rende il messaggio interessante, facile da ricordare ed efficace, tanto che lo storytelling è diventato ormai una tecnica consolidata e ampiamente utilizzata. Ma gli utenti ora ritengono ciò non basti più! Lo storytelling rischia di apparire come un mezzo di comunicazione autoreferenziale con l’obiettivo principale, non più di emozionare e creare legami, ma di manipolare le persone e le loro considerazioni, tramite storie e promesse che permettono di conoscere solo gli aspetti più affascinanti del proprio lavoro: i classici specchietti per le allodole.

Se prima bastava raccontare una storia, anche se questa era percepita come lontana dalla vita reale, ora bisogna farla vivere e renderla più tangibile. L’intenzione è rendere il pubblico parte del racconto. Come?
Grazie allo storydoing, appunto. Creando contenuti, storie, racconti in grado di raggiungere persone specifiche con canali diversi. Bisogna offrire al proprio pubblico esperienze che vivranno in prima persona e che condivideranno con gli altri, diventando loro stesse protagoniste della narrazione e vivendo esperienze che ricorderanno in futuro e racconteranno a loro volta.

Lo scopo è sempre lo stesso, ossia raccontare se stessi e la propria attività, ma cambia il mezzo con cui porlo in atto. L’emozione continua a essere il punto di forza delle storie di successo ma, se prima i protagonisti erano valori, prodotti e azienda, oggi il focus si sposta sull’utente che diventa “mezzo” di promozione diretto, racconta a modo suo il prodotto e lo fa sulle piattaforme in cui può ottenere ampia visibilità. I consumatori sono tutti ambassador, influencer, marketer che portano all’attenzione di tanti altri utenti il brand.

E come si muovono le aziende per agevolare questo meccanismo? Concorsi, contestgiveaway, azioni che prevedano che l’utente faccia qualcosa per vincere qualcosa e racconti l’esperienza legata a quel qualcosa. Le piattaforme marketing collaborativo, i social, i canali web in generale sono strumenti ideali per fare storydoing grazie all’ampia partecipazione attiva degli utenti e all’alta visibilità generabile.

Anche in questo caso però non è un metodo poi così nuovo: è l’evoluzione 4.0 del passaparola. Fondamentalmente fare storydoing significa coinvolgere il proprio pubblico nello storytelling, renderlo protagonista e far sì che diventi veicolo del brand, senza imposizioni, senza limiti, in autonomia ma con un senso di “appartenenza” al marchio costruito attraverso iniziative di fidelizzazione.