L’inizio di questo mese ha visto il rilascio dell’ennesimo core update dell’algoritmo di Google (October 2023 core update) che è tornato a focalizzarsi sulla lotta di Big G nei confronti dello spam. Questo, insieme al precedente core update, votato invece a premiare i cosiddetti “helpful content” (contenuti utili) rappresentano nuove dimostrazioni di come, per il motore di ricerca, ciò che conta sia, fondamentalmente, la bontà dei contenuti.

Ma quali sono gli elementi che concorrono a far attribuire un ranking (punteggio) più o meno alto ai contenuti pubblicati online? Ci aiuta a rispondere a questa domanda il team di Ahrefs, che quotidianamente elabora e archivia grandi quantità di dati per i professionisti del search marketing, che ha condiviso i 7 fattori di ranking di Google che, considerato lo sviluppo attuale dell’algoritmo di Google, prevalgono sugli altri. In altre parole, siamo di fronte ai sette elementi essenziali per chi vuole fare SEO nel 2023.

Ecco di seguito la lista dei fattori di ranking più importanti:

1) Backlink

I backlink sono collegamenti cliccabili da un sito web a un altro. L’attività di costruzione e cura della “rete” di collegamenti che dall’esterno porta al nostro sito è la cosiddetta linkbuilding.

Nel 2016, Andrey Lipattsev, Partner Development Manager di Google, ha confermato che sono uno dei fattori di ranking più forti di Google. Ma non tutti i backlink sono uguali. Alcuni muovono l’ago più di altri.

Nessuno sa cosa rende il backlink perfetto, ma Google ci dice che è buona norma riceverli da altri importanti siti web che parlano dello stesso argomento.

2) Rilevanza

Google dispone di sistemi che lo aiutano a capire cosa vogliono gli utenti. Per posizionarsi in altro nelle SERP è necessario simulare questa stessa analisi. Come? Non esiste una formula infallibile, ma i risultati più alti in classifica offrono degli indizi.

Per esempio, la maggior parte dei risultati migliori per “friggitrice ad aria” sono post di blog con le scelte migliori. Ciò indica che gli utenti sono in modalità di ricerca, non in modalità di acquisto. Di conseguenza, probabilmente ha più senso indirizzare questa parola chiave con un post di blog su una pagina di categoria di e-commerce.

3) Freschezza

La freschezza è un fattore di ranking dipendente dalla query. È più efficace per le query che richiedono nuovi risultati . Ecco perché i risultati migliori per “nuovi programmi Netflix” sono piuttosto nuovi, ma i risultati per “come risolvere un cubo di Rubik” sono vecchi.

Se si ha a che fare con parole chiave di attualità ricorrente sarà opportuno prevedere un aggiornamento frequente dei contenuti già pubblicati. Solo così diventeranno degli evergreen capaci di continuare nel tempo a posizionarsi e a veicolare traffico verso il sito.

4) HTTPS

L’attivazione di un certificato SSL sul sito, che corrisponde alla presenza di HTTPS prima del WWW all’interno della url del sito, migliora la sicurezza per i visitatori. È un fattore di ranking di Google che opera, prima sottotraccia e poi in maniera più importante, dal 2014 .

Per tutti i siti web che non utilizzano l’HTTPS l’utente vedrà un avviso “Non sicuro” nel proprio browser.

5) Facilità di utilizzo dei dispositivi mobili

L’ottimizzazione dei  siti web per la navigazione tramite i dispositivi mobili è un fattore di ranking sin dal 2015. Quando Google è passato all’indicizzazione mobile-first nel 2019, è diventato un fattore di ranking anche sui desktop. Con Google mobile-only, l’aggiornamento di marzo 2021, è diventato un elemento imprescindibile per il successo di qualsiasi attività di SEO.

Per testare le performance di qualsiasi sito web in termini di responsività è possibile utilizzare il rapporto Usabilità mobile in Google Search Console.

6) Velocità della pagina

La velocità della pagina è un fattore di ranking per la navigazione da desktop dal 2010 e per quella da mobile dal 2018. Google ha utilizzato vari segnali per misurare la velocità della pagina nel corso degli anni, ma da maggio 2021,  dopo il lancio del May 2022 core update, utilizza solo i cosiddetti Core Web Vitals (CWV), che misurano le prestazioni di caricamento, l’interattività e la stabilità visiva di una pagina attraverso tre parametri: Largest Contentful Paint (LCP) , First Input Delay (FID) e Cumulative Layout Shift (CLS).

Un monitoraggio delle prestazioni di un sito sulla base dei CWV può essere fatto utilizzando lo strumento (gratuito) di Google per testare il PageSpeed.

7) Interstitial invadenti

Gli interstitial sono finestre di dialogo o annunci particolarmente invasivi e fastidiosi perché appaiono letteralmente “in mezzo” a una pagina web e ostacolano la fruizione del contenuto per l’utente. Google li considera invadenti proprio perché interrompono e frustrano gli utenti, portando a un’esperienza deludente.

Nel 2017 Google ha reso gli interstitial invadenti un fattore di ranking negativo. Ora fanno parte dei segnali relativi all’esperienza sulla pagina, al centro dell’aggiornamento Page Experience di aprile 2021.