Ultimo aggiornamento 10 Marzo 2020 di Alessandra
Ci è capitato spesso di parlare di social e dell’uso di questi nel caso di avvenimenti tragici o emergenze, dando anche giudizi non sempre positivi rispetto allo sfruttamento esasperato di questi nuovi strumenti di comunicazione. Questa volta però è il momento di spezzare una lancia a favore dell’amico Mark Zuckerberg e dell’attenzione nello sviluppo di applicativi per l’interazione, all’interno dei suoi social, che possano avere utilità umanitaria.
Primo tra tutti questi applicativi è Facebook Safety Check, lo strumento, che si attiva dopo un disastro naturale o un attentato, che ci permette di comunicare rapidamente ad amici e parenti che stiamo bene. Lo strumento si attiva se ci troviamo nella zona interessata, grazie al fatto che Facebook riesce anche a determinare dove ci si trova incrociando una serie di informazioni come la città che compare nel profilo o l’ultima posizione segnalata oppure anche rilevando l’eventuale attivazione di Nearby Friends o anche la città da cui si sta usando Internet.
Se ci troviamo al sicuro, basta selezionare l’opzione “Sono salvo” e i News Feed verranno aggiornati con una notifica.
Il Safety Check è nato come miglioramento dello strumento Disaster Message Board, attivato a seguito del terremoto e dello tsunami in Giappone nel 2011: durante questa crisi, la tecnologia e i social media furono usati da migliaia di utenti per rimanere in contatto con amici e parenti.
A partire da quel momento l’esperienza social di segnalazione del proprio stato “I’m safe” è stata potenziata e migliorata, entrando in funzione in diverse occasioni come gli attentati di Parigi e Bruxelles, i tifoni nelle Filippine e nel Sud del Pacifico, i terremoti in Afghanistan, Cile, Nepal, il terremoto che ha colpito il centro Italia e via dicendo. Gli screen esemplificativi utilizzati per questo post sono stati fatti in occasione dell’attentato di Londra del 3 giugno scorso.
Sempre attraverso le pagine dedicate da Facebook Safety Check ad una calamità naturale o altra emergenza è possibile, per chi è in zona, offrire e cercare aiuto di diverso tipo: dai trasporti al cibo, dall’ospitalità alla donazione di sangue e così via.
Inevitabile purtroppo, e forse proprio la mancanza di monitoraggio è un difetto di questo sistema, l’abuso di questa possibilità da parte dei soliti cretini e/o malintenzionati.
Ma Facebook non molla e, anzi, le prova tutte per cercare di essere d’aiuto e contribuire alla creazione di una coesione di comunità nei momenti di emergenza più drammatica. Restando all’esempio degli attentati più recenti in Gran Bretagna, ecco che il colosso social ha messo a disposizione di Ariana Grande, in diretta Facebook dal concerto commemorativo per l’attentato di Manchester, la possibilità di raccogliere fondi per le famiglie delle vittime da tutto il mondo, non solo attraverso i presenti all’evento.
Chiudiamo con una menzione positiva anche per Instagram, social fotografico sempre di proprietà di Zuckerberg, che ha mostrato un’attenzione particolare al fenomeno Blue whale, censurando parzialmente i contenuti contenenti l’hashtag #bluewhalechallenge e mostrando agli utenti che lo cercano questo avviso:
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